Mi chiamo Carlo D'Angiò. Sono un infopreneur.

Mi occupo di prodotti informativi da oltre un decennio. Creo corsi che vendo sul mercato a clienti alto spendenti. Questo mi permette di lavorare poco e di vivere bene. Ed è ciò che insegno alle persone che decidono di seguirmi.

La mia vita è fantastica. Il mio lavoro, il più bello del mondo. Ma non è andata sempre così

Mi sono sposato a 19 anni. La mia prima figlia, Giovanna, è nata mentre sostenevo l’esame per il diploma liceale.

Di giorno lavoravo sui cantieri con mio padre. La sera facevo il cameriere nel ristorante di mio suocero. E la notte aiutavo mia moglie a tenere la bambina (Giovanna ha pianto ininterrottamente tutte le notti per 365 giorni).

Era faticoso. E probabilmente non ci sarebbe stato tempo e spazio per altro. Ma l’idea di passare la mia vita in quelle condizioni non mi piaceva. Mi iscrissi a Giurisprudenza. Chiesi a mio padre di esonerarmi dal lavoro, almeno la mattina, per consentirmi di frequentare i corsi all’università.

Era sempre più faticoso. Ma studiare mi piaceva. E il sogno di diventare presto un professionista – e quindi costruirmi una vita più libera e dignitosa – era talmente forte e vivo in me da non farmi sentire la stanchezza.

Facevo tutto con grande energia e speranza. A 21 anni ero praticante in uno studio legale che si occupava di lavoro e previdenza sociale. A 23 anni sostenni e superai l’esame abilitante per esercitare la professione di Consulente del lavoro. A 24 avviai il mio studio professionale. Diedi persino una festa inaugurale con tanti invitati. Ci tenevo a far sapere a tutti che non ero più il cameriere delle pizze, ma un professionista. Vero.

All’inizio, credevo di aver raggiunto un traguardo, di essere arrivato finalmente alla meta. E per alcuni anni ho pedalato ancora più forte di prima, convinto di dover fare la giusta gavetta con i dovuti sacrifici per costruirmi una vita più felice e piena di significato.

L’iscrizione all’ordine, i mobili dell’ufficio, i collaboratori, i corsi di aggiornamento, i software, i computer… una caterva di debiti che mi ero accollato a cuor leggero, convinto di poterli smaltire in poco tempo. Prima o poi le cose andranno meglio, mi dicevo sempre tra me e me. Ma mi sbagliavo. Niente sarebbe mai cambiato. La mia vita come professionista in quel paese – Mondragone, dove ho vissuto per 43 anni – sarebbe stata come quella di molti: una continua finzione di qualcosa che non succede mai.

La mia fortuna è stata quella di essere il primo Consulente del lavoro di Mondragone. Non ce ne erano altri prima di me. Dopo di me, invece, e proprio grazie a me, molti miei collaboratori sono diventati consulenti del lavoro e hanno aperto un loro studio professionale.

Perché è stata una fortuna? Perché mi ha permesso di collaborare con quasi tutti i commercialisti e con molti avvocati del posto. Sto parlando di gente con 50 anni di professione alle spalle: vecchi avvocati, revisori contabili, ragionieri di una volta.

Ero diventato il loro più giovane amico e collega. Si andava spesso a cena insieme dopo le riunioni, e si parlava di affari, successi, delusioni, sacrifici e debiti. Ho fatto molta esperienza con quei vecchi marpioni, ma ho anche potuto osservare le loro vite da una posizione privilegiata.

La mia fortuna, dunque, è stata quella di vedere il mio futuro attraverso di loro, di capire cioè come sarebbe stata la mia vita dopo 30 anni di carriera e sacrifici in quel territorio. E quello che vedevo era terribilmente identico a ciò che già avevo. Nulla sarebbe mai veramente cambiato, tranne le apparenze. Dovevo solo prenderne atto in modo definitivo.

Ho cercato di resistere, di migliorare il mercato, di organizzare eventi e iniziative importanti. Sono stato persino presidente del sindacato dei consulenti del lavoro per 2 anni. Ho condotto decine di convegni con istituzioni pubbliche e politici di fama nazionale. Sempre perché ero convinto di poter scalare il mercato e diventare – prima o poi – un consulente importante e ben pagato.

Mi sono trascinato per 12 anni con grande forza di volontà. Ma la mia vita non cambiava. Anzi, peggiorava. In quei 12 anni di professione ho saltato regolarmente tutte le feste di compleanno dei miei figli. Non c’è stata una sera in cui sia stato possibile per me rientrare a casa per cena come un uomo o un marito o un padre normale, e guardarmi i cartoni animati con i ragazzi.

Perché lavoravo così tanto? Molti non sanno che il lavoro di un professionista, in un mercato così competitivo e sottopagato, è fatto di pubbliche relazioni. Devi lavorare tanto per conservare i clienti conquistati, ma anche per acquisirne di nuovi, perché tra quelli già conquistati, solo in pochi pagano regolarmente le parcelle. Gli altri sono quasi sempre insolventi, e vivono nello studio grazie a quelli che pagano. È la legge di Pareto. Io l’ho appresa sulla mia pelle. Su 100 clienti, 20 pagano e 80 no.

La conseguenza di questo meccanismo è che ti ritrovi dopo qualche anno con un carico di lavoro e di responsabilità enorme a fronte di un piccolo guadagno. In sostanza, molto fumo e poco arrosto.

Lo vedevo succedere nel mio studio ogni giorno. E lo sentivo raccontare dai miei colleghi anziani durante le nostre cene conviviali.

Insomma, con il passare del tempo mi rendevo conto che non sarebbe cambiato mai nulla, che l’impegno dei giovani professionisti era alimentato solo dalla speranza di un futuro che non sarebbe mai arrivato (e quindi dall’incoscienza), e che il cinismo di quelli più vecchi ed esperti non era altro che il frutto di un’abitudine al sacrificio, alle rinunce, a una vita fatta di apparenze.

Magari, per chi lavora in campagna o sui cantieri, il problema può essere visto da una prospettiva diversa. C’è chi si spacca la schiena per una paga veramente misera. Di che ti lamenti?

Ma un professionista ha studiato per fare quello che fa. E ha studiato tanto anche perché crede in una vita diversa. E quando ti accorgi che al di là della giacca e della cravatta, nulla è veramente cambiato, allora ti chiedi se abbia senso continuare con la finzione, oppure non sia più giusto provare a rimediare.

Per quello che mi riguarda, a 34 anni, nel 2007, ero veramente stanco di dover fare i conti ogni mese con i debiti, con le scadenze, con gli stipendi dei collaboratori. Il mio studio, il mio fiore all’occhiello, era solo una macchina costosa, una zavorra pesante che mi costringeva tutte le volte a rinunciare a una vacanza o a una gita al lago o a una serata in famiglia.

Sia chiaro: potevo andare avanti come avevano fatto tutti i miei colleghi e come avrebbero continuato a fare anche dopo. E se non avessi avuto delle alternative intelligenti, forse sarei ancora seduto alla mia vecchia scrivania alle 9 di sera a cercare di recuperare le mie parcelle insolute.

Ma in quegli anni si parlava molto di Google. C’era una pubblicità che diceva “Chiedilo a Google!”. Ed io decisi di farlo. Andai su Google alla ricerca di qualcosa di non meglio definito. Ricordo che usai svariate chiavi di ricerca: acquisire clienti, aumentare il fatturato, guadagnare di più. E ciascuna di queste chiavi restituiva una caterva di risultati interessanti. Si aprì un mondo sterminato, a me sconosciuto, ricco di informazioni preziose.

Quella sera divorai tutto quello che mi appariva sullo schermo: articoli, forum, blog, eBook. E compresi che il web poteva aiutarmi.

Il web ha trasformato la mia vita

Nel 2007 ho creato il mio primo prodotto di informazione, un eBook. Comprai un dominio, realizzai una pagina di vendita molto spartana. Scrissi una lettera di vendita e avviai una campagna con Google AdWords per vendere quel prodotto.

Hai presente il ciuccio in mezzo ai suoni? Ecco, io ero proprio come lui: spaesato, spaventato, confuso… Ma un pensiero semplice guidava le mie azioni in quel periodo: “perché no!?”.

Perché non farlo? Perché non provare?

A sentire gli amici, avrei dovuto lasciar perdere subito. A sentire loro, mi stavo facendo abbindolare dalle promesse di facili guadagni, da gente senza scrupoli il cui unico scopo era quello di vendermi qualcosa. Tieni i piedi per terra, mi dicevano con quell’espressione odiosa di chi crede di sapere come funziona la vita.

Ma nella mia testa continuava a girare quella vocina: “perché no!?”. Cosa ci perdo? Qualche centinaio di euro per il sito e le campagne? E che saranno mai rispetto agli oltre 150 mila euro di debiti che si erano accumulati negli anni per tenere uno studio professionale aperto al pubblico (non pagante)?

Riesci a comprendere il mio punto di vista?

E poi, quegli amici, quei parenti, quei finti consiglieri di una vita che loro non hanno, non avevano le informazioni che avevo io. Non avevano mai letto tutto quello che avevo letto io in quei giorni. Come avrebbero potuto comprendere, senza le giuste informazioni?

Ecco perché decisi di non farmi influenzare e di andare avanti a testa bassa. Lanciai la mia campagna. E quello che è successo dopo, a distanza di poche ore, è stata (ed è ancora nella mia mente) l’esperienza più bella, entusiasmante e avvincente che io abbia mai vissuto.

La mia vita è cambiata da quel giorno. Poche ore dopo il lancio cominciai a ricevere email di PayPal, le famose “notifiche di pagamento”. La gente stava comprando il mio eBook.

In 6 mesi avevo incassato più di quanto avessi mai realizzato con il mio studio professionale. In due anni, grazie al web e ai prodotti informativi, non soltanto avevo pagato tutti i miei debiti (nati con lo studio professionale), ma ero finalmente libero.

Le persone hanno bisogno di informazioni

Sono passati molti anni. Sono cambiate tante cose. Ma non è mai cambiato quel principio sul quale si basa la potenza dell’information business: le persone hanno bisogno di informazioni, e chiunque sia in grado di offrirle dispone di un potere economico e professionale immenso.

Per citare uno dei più grandi e premiati economisti del secolo scorso, John Kenneth Galbraith:

È stato il denaro ad alimentare la società industriale. Ma nella società dell’informatica, il combustibile, la forza motrice, è dato dalla conoscenza. Abbiamo sott’occhio una nuova struttura di classe: da un lato coloro che sono in possesso delle informazioni, e dall’altro quanti sono costretti ad agire in stato di ignoranza. E la nuova classe il suo potere non lo deriva dal denaro né dalla terra, bensì dalla conoscenza.

Nel 2014 ho avuto l’idea di raccogliere i miei studi e la mia esperienza sull’argomento e di farne un corso multimediale completo. Ho trascorso un paio di mesi a scrivere. Ero fortemente ispirato. E altri mesi ancora li ho dedicati alle video riprese, al montaggio e alla preparazione di un programma formativo che non soltanto fosse capace di insegnare alle persone a creare e vendere prodotti informativi in modo autonomo, ma che permettesse loro di avere tutto ciò che serve in un unico ambiente formativo.

Il mio scopo era quello di offrire alle persone una formazione completa, ma anche semplice e di facile applicazione pratica.

Così è nato il mio programma Phoenix. Il nome mi è stato ispirato dalla fenice, l’uccello mitologico che risorge dalle sue ceneri, perché quando ho sviluppato questo corso ho pensato ai quarantenni stanchi e insoddisfatti, a coloro che nonostante gli studi, l’università e l’obbedienza al sistema, si ritrovano oggi a combattere ogni giorno con un mercato (quello tradizionale) che non funziona o con paghe e retribuzioni al limite della povertà.

Come ho detto all’inizio, se hai un’età compresa tra i 35 e i 45 anni, e cominci a sentire sempre più spesso quella specie di peso sullo stomaco che ti fa dormire male e vivere peggio, perché il tuo lavoro non ti piace, non ti soddisfa, non ti fa stare sereno, be’ sappi che non sei costretto a trascinarti questa zavorra dell’infelicità per il resto dei tuoi giorni.

Oggi, più che mai, hai l’opportunità di sfruttare al meglio il mercato dell’informazione. Hai la possibilità di crearti un tuo business online con pochi soldi e portarlo a livelli incredibili.

Tutti ce la fanno? Sinceramente, no! In base alla mia esperienza, solo 10 su 100 ce la fanno. Ma con altrettanta sincerità, e sempre in base alla mia esperienza, quelli che non ce la fanno, neanche ci provano. Si limitano a frequentare un corso o anche più di uno, a lasciare commenti, a fare domande sotto le Facebook Live di autori vari, ma non mettono mai a terra un loro prodotto informativo o un video corso da vendere.

Per cui, la domanda giusta da fare sarebbe: “tra quelli che hanno sviluppato un corso o un prodotto informativo, quanti ce la fanno?”. Qui la risposta cambia. E diventa 80 su 100. Cioè, ogni 100 persone che, seguendo le mie lezioni e le mie strategie, riescono a sviluppare un prodotto o un corso da vendere online, 80 arrivano al successo, e quindi vendono i loro prodotti in modo automatico e incassano soldi a sufficienza per lasciare il loro vecchio lavoro e godersi la vita.

Sembra interessante? Bene, è il sistema esatto che insegno da oltre un decennio. E le decine di storie di successo che sono nate con me nel corso degli anni dimostrano che funziona.