Dopo aver pubblicato «Siamo tutti re», un libro che ha avuto per lo più tutte recensioni a 5 stelle, qualcuno mi ha scritto in privato per farmi sapere di non poter lasciare una recensione pienamente positiva per via dal capitolo su dio.

Non ho mai avuto tempo di approfondire quest’argomento. Un po’ non era tra le mie priorità, un po’ ho preferito aspettare per vedere la reazione del pubblico sul lungo periodo. Un po’ è anche vero che mi sono tenuto alla larga da questo tipo di argomento, perché il rischio di ingenerare inutili flame fuori tema è molto alto.

Ora, però, è anche arrivato il momento che io stesso faccia un passo avanti nel mio progetto di aiuto verso gli altri.

Visto da fuori, il mio è un lavoro imprenditoriale come tanti. Ma per me è qualcosa di più. Tutto quello che faccio, le mie video lezioni, i miei corsi, le mie sessioni di coaching, i seminari dal vivo o sul web, sono la mia missione. E la mia missione è aiutare le persone a recuperare la loro libertà.

Ecco perché diventa importante coinvolgere aree tematiche che vanno al di là della lead generation o dei processi di conversione di una pagina web. Questa roba qui la fanno i ragazzini dell’information business, e forse anche certi adulti che però non sono ispirati dall’idea vera della libertà. Perché l’idea vera di libertà implica la libertà di tutti. Ci ritorneremo su questo punto.

Allora, mi chiedono se credo in dio, se sono ateo, se sono buddista, induista o semplicemente uno che se ne sbatte le palle di tutti quanti.

È difficile parlare di dio. Come è difficile parlare di una qualsiasi cosa che nessuno ha mai visto o vedrà mai fino alla morte. Però, possiamo parlarne a modo mio. Per esempio, cosa significa ateo? E perché io dovrei essere un ateo?

Atheos è una parola che si compone della «a» privativa accompagnata dall’aggettivo «Theos», dio. Ateo è dunque uno senza dio.

Ma per uno come me, convinto del fatto che io stesso sia dio, l’aggettivo «ateo» non calza affatto bene. Come può essere senza dio uno che crede di essere dio?

Ok, questa la dobbiamo spiegare. Lo so. Piano piano ci arriviamo.

Allora, seguitemi: io sono dio, tu sei dio, tutti gli altri sono dio. Dio è in ognuno di noi, perché la natura è in ognuno di noi. L’informazione divina è in ognuno di noi.

Noi siamo come piccoli frammenti (miliardi di frammenti) di una lastra ologrammica: possediamo l’informazione “del tutto”, anche se la nostra coscienza è pesantemente ottusa dal modo in cui viviamo. E qui entra in gioco il nostro sistema di vita e di lavoro, la causa principale del nostro totale smarrimento rispetto a ciò che siamo e alle nostre potenzialità evolutive.

Ma torniamo un attimo al discorso ologrammico. Cerchiamo di capirci meglio. Che cos’è un ologramma? È una lastra che attraverso un laser è in grado di riprodurre l’immagine tridimensionale di uno specifico oggetto ottenuta con la tecnica dell’olografia (da cui il nome ologramma). Ma la sua peculiarità è che ogni sua parte contiene l’intera informazione. In altre parole, tagliando in due parti l’ologramma entrambe mostreranno sempre l’oggetto per intero. E lo stesso succede se prendi la lastra e con un martello la fai a mille pezzi: puntando il laser su ogni singolo pezzettino, l’immagine proiettata sarà sempre la stessa, anche se più piccolina, perché ciascuno dei pezzi contiene l’informazione ologrammica completa.

Capito il parallelismo? Noi siamo come i frammenti di una lastra ologrammica: dentro di noi c’è l’informazione “del tutto”, quella che per rimanere in tema mistico potremmo definire come l’informazione divina.

E allora perché non abbiamo i superpoteri?

Ecco un’altra “frittata” da spiegare. Che cosa sono i superpoteri? Di cosa diamine stai parlando, Carlo?

Questa è ancora più difficile da spiegare, ma ci proviamo. Facciamo degli esempi: vi è mai capitato di pigiare l’interruttore della luce e nello stesso tempo fulminare o addirittura far scoppiare la lampadina? Non parlo di episodi una tantum, dove è più probabile che si tratti di una lampadina vecchia o dell’impianto da revisionare. Parlo di tutte quelle volte in cui potete tranquillamente associare il fenomeno della lampadina scoppiata a una vostra particolare condizione psichica o della mente.

Il fenomeno si spiega attraverso le cosiddette cariche elettrostatiche. Non è magia nera. È semplice fisica. Ma sarete d’accordo con me che questo fatto di scagliare fulmini, che pur trova una sua spiegazione scientifica, è come un piccolo potere del quale però non avete alcun controllo.

Facciamo un altro esempio: vi è mai capitato di parlare con qualcuno e di sentirvi mentalmente intorpiditi, come in una specie di trance leggera? Non mi riferisco a una persona semplicemente noiosa che vi fa sbadigliare, ma a qualcuno che quando parla riesce a indurvi in uno stato di rilassamento e di distacco dalla realtà che vi sembra quasi di essere sotto ipnosi.

Normalmente, ciò accade quando l’interlocutore usa un particolare tono di voce con particolari frequenze vibratorie che incidono direttamente sul nostro stato di coscienza, modificandolo. Riesce cioè ad alterare le nostre vibrazioni cerebrali e a rallentare la respirazione, le attività cardiache etc.

Nella stragrande maggioranza dei casi stiamo parlando di persone che nemmeno sanno di avere questo effetto sulla mente degli altri. E magari non è neanche una circostanza ricorrente. Ma talvolta succede: qualcuno ci parla, e dentro di noi parte questa specie di ipnosi involontaria che ci allontana dall’ambiente circostante e ci porta in un particolare stato di trance dove un ipnotista esperto potrebbe manipolarci a suo piacimento.

Anche qui, tutto ha una sua cristallina spiegazione. Non è magia. Ma anche questa volta potrete essere d’accordo con me sul fatto che una voce ipnotica implica un potere di controllo non comune.

Molte persone non sanno di avere questo piccolo potere. Eppure, esiste. È lì, nelle persone che vivono la loro vita ignari del “dono” che hanno avuto dalla natura.

Ecco cosa sono i superpoteri. Sono abilità innate non comuni o persino malfunzionamenti del corpo o della mente che possono essere ricalibrati in chiave positiva per agire con profitto al di sopra e al di fuori del comune sentire.

Riformulando la domanda “perché non abbiamo i superpoteri?”: perché la nostra mente è completamente ottusa dal sistema. Non abbiamo coscienza di noi stessi. Siamo come un iPad Cellular senza la sim: possiamo connetterci solo quando ci concedono di farlo con il wi-fi.

Crediamo di essere impiegati delle poste, insegnanti di scuola, operai e trasportatori, professionisti in carriera, e passiamo il nostro tempo a svolgere al meglio (o alla meno peggio) una routine lavorativa e di vita che semplicemente ci allontana dalla nostra vera natura.

Siamo ansiosi, infelici, depressi, spaventati, quasi tutti ammalati. Le nostre scelte sono dettate dalla paura. Siamo schiavi di un mondo marcio nel quale andiamo a ficcarci sempre più profondamente e irrimediabilmente.

Siamo talmente presi dalla ruota del criceto e dalle 8/10 ore di lavoro a stipendio o a parcella che non riusciamo neanche più a concepirla una vita diversa. Ciò che abbiamo ci sembra l’unica strada possibile. E la difendiamo con le unghie e con i denti. Difendiamo cioè la nostra scelta di vivere al minimo delle nostre potenzialità.

Siamo esseri con poteri immensi, ma preferiamo non sapere. Abbiamo paura di scoprire ciò che siamo, perché ci hanno abituati a essere ciò che vogliono farci essere: schiavi controllabili, ansiosi, impauriti.

Ma allora cosa intendeva Gesù quando parlando ai discepoli disse “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?”?

Il riferimento agli uccelli del cielo è fantastico; è un riferimento alla natura, alla vita vera, alla libertà. Gli uccelli del cielo non sono ansiosi, o infelici, o spaventati dal mutuo o dal futuro: sono semplicemente liberi. Vivono secondo natura al loro livello. Prendono quello che hanno da prendere nella natura e conducono la loro vita in base al loro potenziale.

L’uomo dovrebbe fare lo stesso: vivere libero e prendere dalla natura in base al suo potenziale. E se il suo potenziale è illimitato, perché in lui c’è l’informazione divina, deve poter vivere tutta la vita che è in grado di vivere ed evolvere fin dove il suo corpo, la sua mente e il suo spirito saranno in grado di portarlo.

“Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”, ancora Gesù nel discorso sul monte. Cosa vuol dire? Non certamente povertà, schiavitù, sacrificio, dolore, malattia, ignoranza, perché nessun uomo è libero come un uccello o può spingere se stesso verso la superiorità divina se è costretto a vivere nella povertà e nel dolore.

Del resto, Gesù non era povero, non era ignorante, non era umile. E se qualcuno ancora lo crede è solo perché non ha mai letto veramente il vangelo, ma si è limitato ad ascoltare il predicozzo del parroco. La chiesa ha voluto proiettare questa immagine di Gesù per molti anni al solo scopo di creare sudditanza sociale e mentale. Ma non è così. Anzi, Gesù aveva soldi per vestire bene e campare a spasso, aveva una cultura sterminata e sapeva imporre la sua autorità quando era necessario. E poi non lavorava. Non perdeva il suo tempo di crescita e di evoluzione a eseguire compiti assegnati da qualcun altro.

Fermiamoci qui. Il discorso non è così semplice. Lo riprenderemo.

Chiudo dicendo che non sono ateo. Cosa sia veramente neanche lo so dire ancora bene. Forse non lo saprò mai. Pazienza. Ma credo di essere più allineato «io» al pensiero di Gesù di quanto non lo siano gli ortodossi predicatori. E «Siamo tutti re» ne è la prova concreta.

Una cosa è certa: l’uomo è figlio della natura e del cosmo. Ha diritto di vivere libero e di sottoporsi al ciclo evolutivo naturale, sfruttando le sue risorse fisiche, mentali e spirituali. Solo nella libertà riuscirà a recuperare l’informazione divina che gli appartiene dalla nascita.

Mettetevi alla prova. Sottoponetevi a condizioni che non avete mai osato immaginare, e forse scoprirete che il vostro corpo e la vostra mente, in quelle condizioni, reagiscono in modo diverso dal solito. Il DNA che è in voi ha associato quell’informazione al verificarsi di determinate condizioni. Dovete scovare quelle condizioni.

Fare le stesse cose tutti i giorni per 40 anni non significa stimolare l’informazione divina. Significa annichilirla in qualche angolino sperduto del vostro organismo.

Per stimolarla invece dovete variare, provare, cercare, sollecitare, indurre, chiedere, meditare, agire, reagire, rischiare, spingervi oltre.

A un certo punto ci sarà la scintilla. La vedrete. La sentirete. E vi stupirete di voi stessi, della vostra forza, della vostra lucidità.

Il laser agisce: l’ologramma proietta.